Diario quinto giorno - 27 Aprile

Anche il quinto giorno è finito e la stanchezza inizia a farsi sentire!!!
La sveglia stamattina è suonata molto presto perchè la meta da raggiungere era lontana rispetto al nostro albergo. Infatti dopo la consueta ricca colazione, alle 9, ci siamo incamminati verso la tramvia per prendere il metro-bus che ci avrebbe accompagnato alla fiera “clothing machinery”.
Il viaggio è stato faticoso perchè l'autobus era pieno di gente (infatti siamo dovuti stare in piedi) ed è sembrato interminabile; ne è valsa la pena, comunque, perché non ci aspettavamo una quantità così varia e sorprendente di macchinari, ognuno pensato per un particolare tipo di lavorazione, applicazione od effetto. Infatti anche se le macchine si assomigliavano, ognuna di essa svolgeva un' operazione diversa. Alla fiera abbiamo incontrato diversi imprenditori, tra cui un veneto, che ci ha illustrato le sue macchine. Abbiamo girato molti stand tra cui quello delle macchine da cucire, del reparto stiratura, del ricamo, dei tessuti e del denim. Qui mi ha impressionato molto la macchina che viene usata per “strappare” i jeans che, attraverso raggi laser dà fuoco alla tela. Dopo la visita ai padiglioni, decidiamo di pranzare in un punto di ristoro all'interno della fiera “ Piazzaci”, nel quale preparavano anche la pizza all'italiana; non vedevamo l'ora di mangiare italiano e piene di nostalgia abbiamo ordinato la pizza, che però si è rivelata una delusione. Così abbiamo imparato che è proprio vero il detto “paese che vai, cibo che trovi” e che in un paese straniero vale la pena mangiare le pietanze locali.
Il ritorno è stato estenuante come l'andata a causa della stanchezza, infatti alcune di noi hanno deciso di andare a riposare in hotel insieme al professor Lenzi.
Altre, invece, hanno deciso di proseguire la visita della città insieme alla professoressa Morellato. Con lei ci siamo precipitate alla Moschea Blu da noi tanto bramata. Eravamo certe che ci saremmo trovate davanti a una struttura incredibile, ma non ci aspettavamo così tanto splendore e immensità. La moschea è chiamata “blu” a causa dei suoi interni rivestiti di ceramiche fiorite tutte tendenti al blu, è molto grande, ma di domenica è molto frequentata anche da visitatori locali oltre che da turisti! La cosa che salta all'occhio è la separazione tra donne e uomini nel momento della preghiera, separazione che appartiene alla religione musulmana e che è presente in tutte le moschee. Un altro aspetto che ci colpisce sono le sue decorazioni, perché nessuna delle moschee viste finora ci è apparsa così ricca e carica di colori. Al termine di questa visita abbiamo seguito la professoressa che desiderava assaggiare una specialità chamata Balik Ekmek (o qualcosa del genere), cioè un panino con il pesce che arrostiscono per la strada.
Dopo aver assaggiato questa “specialità” ci siamo recate a Beyoglu dove ci siamo potute sbizzarrire con un po' di shopping! É stato molto liberatorio e gratificante riuscire ad acquistare pensierini tipici turchi.

La giornata è finita e adesso siamo pronte per andare a cenare con le specialità che l'hotel ci offrirà.


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