Diario ottavo giorno - 30 Aprile

La mattinata è iniziata con la ricerca della via in cui si trova la ditta Orta Anadolu. Dopo una lunga camminata e dopo essere arrivati in ritardo, ci hanno accolto, con caffè ( espresso per fortuna) e stuzzichini vari, la responsabile del marketing e la fashion designer dell'azienda che, gentilmente, ci hanno fornito subito dettagliate informazioni. La Orta crea tessuti in denim (jeans), cioè studia nuovi finissaggi per realizzare nuovi tipi di materiali e stili nuovi e originali; quindi l'azienda non vende direttamente i capi di abbigliamento, ma solo le stoffe per realizzarli. Tuttavia la dita possiede una propria collezione, creata per far vedere ai possibili compratori cosa si può realizzare con i loro materiali. Infatti nello showroom che vediamo, si trova la nuova collezione che presenta tantissimi tipi di capi in denim, in svariati stili e linee. Ci hanno permesso, inoltre, di assistere ad una trattativa di marketing che si teneva nella stanza accanto alla nostra. La ditta ha istituito una scuola, la Denim Academy, che forma e prepara studenti che vogliono specializzarsi nel settore e aiuta i professionisti a capire meglio la filiera produttiva del denim. Abbiamo visto un video in cui sono descritte tutte le fasi e le mansioni che vengono insegnate nella scuola. Parlavano tutti in inglese, perciò ci siamo impegnate per capire tutto quello che dicevano, ma nel fare domande siamo state più impacciate. Più tardi la responsabile del marketing ci ha salutato calorosamente e ci hanno regalato degli zaini in denim e delle agende con il loro marchio. Siamo rimasti con la fashion designer e il brand manager. La ragazza ci ha illustrato la collezione che si divideva in due temi: Arctic Whites, ispirato all'aviazione, ai bianchi sporchi ed ai colori pastello e Rebel Blues, con modelli simili a quelli portati da James Dean. La fashion designer ci ha anche parlato del suo percorso di studi e ci ha dato qualche consiglio per il futuro. La mattinata è stata costruttiva, interessante e divertente; abbiamo avuto la possibilità di vedere una realtà nuova e di arricchire le nostre informazioni sulle specializzazioni che ci piacerebbe approfondire nel nostro futuro professionale. Ci hanno accolto in modo molto gentile, come hanno fatto in tutti i posti in cui siamo stati, e ci hanno conquistate con gli splendidi regali! Tornati in albergo abbiamo pranzato e aspettato l'arrivo della professoressa Ciardi. Dopo un'ora di riposo, siamo usciti per andare a fare una gita in traghetto sul Bosforo. La navigazione è stata piacevolissima e ci ha permesso di ammirare stupenti panorami. Siamo passati sotto il ponte che collega la Turchia alla parte asiatica e davanti ad un sacco di quartieri, monumenti, palazzi storici, boschi. Finito il giro ci siamo fermati nella zona di Taksim per mangiare qualcosa e poi con calma siamo tornati in albergo. La giornata è stata davvero intensa tra la nuova realtà scoperta e i paesaggi suggestivi che abbiamo visto.


Diario nono giorno - 1 Maggio

Questa mattina avevamo in programma di visitare il Palazzo dei Sultani: il Topkapı, che avremmo dovuto raggiungere con il tram, ma a causa della manifestazione a Taksim abbiamo preso il bus che ci ha portato comunque molto vicino. Il palazzo Topkapi, ci ha dato occasione di raccogliere alcune informazioni sulle abitudini e sullo stile di vita dei sultani che lo hanno abitato a partire dalla conquista di Costantinopoli del 1453. Esso è stato costruito intorno al 1455, è detto letteralmente "Porta del Cannone" ed è situato sul Promontorio del Serraglio, tra il Corno d' Oro e il Mar di Marmara. Il palazzo era protetto da un muro di cinta e l'accesso era garantito da varie porte, ognuna controllata da corpi armati di guardia. La pavimentazione degli ingressi fu costruita appositamente  per l' entrata dei sultani a cavallo, con appositi rialzi ai lati dei corridoi per facilitare la loro salita. Il palazzo del sultano era formato da 400 stanze, 2 moschee, 1 ospedale, delle scuole, vari giardini e dormitori. Un sultano poteva avere da 300 a 1000 mogli, di cui 4 ufficiali, che potevano abbandonare la vita a palazzo solo dopo la morte del sultano, 90 concubine, nessuna di loro aveva provenienza turca, che potevano abbandonare la vita a palazzo dopo 9 anni. Il palazzo del sultano era abitato in media da 5000 persone, comprese le mogli, le guardie e i cuochi. Per la sicurezza della vita del sultano erano presenti vari assaggiatori di corte e in più possedeva delle speciali porcellane cinesi che cambiavano colore se il cibo era avvelenato, l' intera area del palazzo era protetta da eunuchi , gli enuchi neri stavano nella zona dell' harem e gli enuchi bianchi stavano nel palazzo, nel caso in cui la castrazione di essi non fosse avvenuta in modo regolare, per vedere se le concubine rimanevano incinte. L'edificio possiede tre giardini, interamente adornati di tulipani, che per la cultura islamica hanno un significato molto importante in quanto nella loro scrittura la parola “ Hallah” è simile al disegno del tulipano, decorazioni di tulipani sono presenti anche nella ceramiche, alcune delle quali, le più preziose, provenienti dalla città turca di Iznik, che rivestono i muri. Il palazzo del sultano possiede anche caratteristiche tipiche della architetture romane, ovvero per la costruzione di esso fu adottato il sistema di riscaldamento della pavimentazione con i tubi di acqua, oltre alla presenza dei numerosi camini. All' interno del palazzo  è presente una mostra in cui sono esposti i tesori del sultano, come medaglie, armi, gioielli, e come ultima cosa ma non di minore importanza, il quinto diamante più grande al mondo, di una brillantezza incantevole.
Dopo questa visita siamo andate a pranzare in un ristorante tipico turistico e il pomeriggio siamo andate a visitare la Moschea Blu, una delle più grandi di Istanbul e soprattutto molto affascinante per il rivestimento in mattonelle di Iznik, tutte tendenti al blu - da cui il nome -  e per la luminosa presenza di enormi lampadari. 
 L'ultima parte del pomeriggio è stata riservata ancora ad un po' di shopping al Gran Bazar.
 Arrivate in albergo per la cena, abbiamo avuto la solita gentile accoglienza che ci riservano da giorni, con tavoli apparecchiati e pronti, poi abbiamo fatto una breve riunione con i professori e siamo andate nelle nostre camere.



 



Diario decimo giorno - 2 Maggio

Con il suono della sveglia alle ore 07.45 iniziamo il nostro decimo giorno, in questa città che ogni giorno ci mostra una nuova parte di sé. In programma abbiamo una visita alla Ozak, importantissima azienda produttrice di capi principalmente in denim. Dopo aver preso la metro ed essere saliti su una macchina che l'azienda ci aveva fornito arriviamo alla sede della Ozak e subito siamo colpite dalla enorme struttura e dalla cura dell'arredamento al suo interno, dopo pochi minuti veniamo accolti da due dipendenti dell'azienda, e ci accompagnano in una grande sala, che ci dicono essere il luogo dove tengono corsi di formazione per i nuovi dipendenti. I due mostrandoci numerose diapositive iniziano spiegandoci il loro ruolo e la loro organizzazione, si tratta infatti di un'azienda con ben 4 stabilimenti, tutti situati in Turchia, che ricoprono una superficie totale di 58.000 mq , la loro produzione mensile è di 600.000 pezzi e solo lo stabilimento di Istanbul conta ben 1000 dipendenti. Dopo questa breve presentazione iniziamo il nostro giro attraverso varie sale dove abbiamo l'opportunità di seguire tutta la creazione e lo sviluppo del prodotto iniziando dal controllo qualità effettuato sul tessuto appena arrivato in azienda, catalogando i possibili difetti secondo una scala, dai meno visibili ai più evidenti. Durante questo processo abbiamo iniziato a capire la maniacale attenzione e la serietà che vige in questa azienda. Proseguendo la nostra visita passiamo all'area taglio eseguito automaticamente con macchine a laser. Ogni pezzo viene poi controllato nuovamente e etichettato e nel caso in cui il tessuto dovesse presentare difetti viene ritagliato. Seguendo lo sviluppo del prodotto passiamo l'area cucitura e ci stupiamo della velocità e precisione degli operai presenti. Una volta assemblati tutti i pezzi i capi subiscono vari lavaggi e tinture necessari ad ottenere l'aspetto finale. Questa è stata la parte piu affascinate del nostro percorso, abbiamo infatti assistito al lavaggio con la pietra pomice che da un effetto invecchiato al tessuto e un particolare lavaggio che consiste nel inserire i capi in piccoli sacchi al fine di ottenere un effetto marmorizzato. È stato molto interessante vedere come l'azienda stia adottando processi di lavorazione più sostenibili, infatti erano presenti due macchine per lavaggio all'ozono, evitando così l'utilizzo di ipoclorito di sodio. Anche riguardo la tintura osserviamo molti metodi diversi, principalmente divisi in tintura a spruzzo e tintura a mano. Entrando in una grande stanza vediamo la prima tipologia e la prima cosa che notiamo sono le protezioni indossate dagli addetti ai lavori che spruzzano i prodotti sui capi, posti su appositi manichini davanti ad una parete con acqua che scorre. Le sostanze utilizzate sono infatti molto tossiche sia per l'ambiente che per l'uomo, in particolare il permanganato. Nella stanza adiacente viene invece effettuata la seconda, con estrema precisione e maestria, utilizzando principalmente apposite spugne.
Proseguendo il giro arriviamo al reparto dove i capi subiscono uno speciale e affascinate trattamento, utilizzando dei macchinari che con il fuoco creano strappi o particolari effetti su tessuti spalmati. Una volta che tutti i capi hanno subito i processi necessari a dargli il loro aspetto finale passano al reparto in cui vi si montano gli accessori, il tutto eseguito da alcuni operai con appositi apparecchi, per poi essere stirati ed infine spediti.
Come ultima cosa abbiamo incontrato una stilista in una sala piena di mood board necessarie a creare i campionari, lei infatti ci ha spiegato che sono proprio loro a creare le collezioni ad alcune delle case di moda per cui lavorano.
La nostra visita impegnativa ma davvero molto interessante si conclude un ricco e gustoso pranzo offertoci dall'azienda.

Non ancora soddisfatti della intensa mattinata, al nostro ritorno nel centro di Istanbul, decidiamo di visitare la famosissima Moschea Blu, chiamata così per le bellissime ceramiche (provenienti dalla città di Iznik) presenti al suo interno che ci lasciano estasiati. Successivamente facciamo le nostre ultime compere al Gran Bazar e dopo cena concludiamo la giornata gustandoci alcuni dolci tipici in una delle migliori pasticcerie di Istanbul.


 

Diario undicesimo giorno - 3 Maggio

Dopo la colazione, in perfetto orario alle 9.15 ,siamo pronte per partire per l'isola di Buyukada .
La curiosità e la voglia di scoprire prendono il posto della stanchezza appena il traghetto attracca al porto dell'isola.
Fin dall'inizio veniamo attratte dall'aria e dal clima marittimo che respiriamo, ma la cosa che più
ci colpisce sono i caratteristici calesse che vengono trainati sulla strada da cavalli. Vanno veloce, si sorpassano , fanno le curve come fossero “normali” mezzi di trasporto. Decidiamo di non prenderlo perche ci dispiaceva troppo vedere i cavalli trattati con sgarbo e senza riguardo dai condottieri. Cosi ci incamminiamo a piedi alla scoperta di questa isola, e fra pini e cielo azzurro rimaniamo senza parole davanti alla bellezza e alla lussuosità delle case. Sono immerse nel verde, e grazie alla vernice bianca dei muri , delle persiane e di ogni accessorio per il giardino, tutto sembra 'in ordine ed estremamente tenuto bene.
La fame pero si fa sentire, e allora troviamo un grazioso ristorantino in mezzo ad una pineta con vista mare. Ognuno di noi ordina cio che piu gli piace, e alla fine del pranzo ci avviamo verso il porto e prendiamo il traghetto per il viaggio di ritorno.
Abbiamo assistito ad un meraviglioso tramonto e alle otto siamo arrivate in albergo. Abbiamo cenato come tutte le sere e poi ci siamo recate a letto.

Diario dodicesimo giorno - 4 Maggio

La nostra giornata è iniziata con una carica colazione per affrontare il viaggio verso Bursa. Un pulmino chiamato dal nostro albergo ci ha portato fino al traghetto. Cariche di valigie e di energie ci siamo sistemate ai nostri posti del traghetto, il cui interno somigliava molto ad un treno. Il viaggio è stato rilassante , tra una simit e un pisolino, dopo due ore siamo arriavate a Bursa, dove ci aspettavano i professori della scuola, che saremmo dovute andare a visitare il giorno seguente, e con un caloroso benvenuto ci hanno portato in un ristorante a pranzare. Il pranzo è stato invitante e soddisfacente, ognuno di noi ha ordinato ciò che più gli piaceva, e in più per concludere in bellezza abbiamo ordinato due dessert! I professori della scuola turca ci hanno portato a prendere un tè in un posto magnifico, dove si vedeva il mare e le colline di bursa, passando il pomeriggio tra qualche chiacchera e tra qualche foto. La sistemazione in hotel è stata veloce e stancante, il tempo di mettere le valigie in camera e siamo subito uscite a visitare un po' la città. Dopo una breve visita nella città siamo tornate in albergo, e dopo un abbondante cena ci siamo addormentate stanche ma soddisfatte del nuovo posto da conoscere e visitare.

Irene Bruni e Giulia Bertini

Diario tredicesimo giorno - 5 Maggio

La giornata è iniziata con un abbondante colazione e alle 9e30 sono arrivat e a prenderci in albergo le professoresse della scuola. Con molta calma abbiamo camminato finoal liceo dove ci hanno accolto le studentesse che avevamo precedentemente sentito tramite facebook.
Inizialmente abbiamo incontrato la preside che ci ha offerto un “çai” e poi ci siamo spostati in un' aula nella quale ad aspettarci c'erano dolcissime ragazze, due delle quali in abiti tradizionali, e un grande buffet. Le studentesse avevano preparato delle specialità fatte in casa ed alcune  hanno improvvisato una danza tipica alla quale abbiamo partecipato anche noi con entusiasmo. Dopo aver ricevuto regali e affetto da queste ragazze abbiamo proseguito il giro della scuola scoprendo tanti laboratori interessanti,  tra i qauli quello fotografico attrezzato come un vero studio professionale.
Siamo andati a pranzo nella mensa scolastica e successivamente insieme ad alcune studentesse abbiamo partecipato ad un laboratorio di marble art o Ebru che si è rivelato molto divertente e interessante. Si tratta di una tecnica che prevede l'utilizzo di una bacinella rettangolare piena di acqua e colla nella quale vengono aggiunti con vari strumenti dei colori che rimangono in superficie, tramite questa tecnica è possibile creare delle forme libere molto interessanti. Nell'ultima fase viene appogiato un fgolio di carta o del tessuto per far si che il colore si trasferisca sullo stesso.
Brevemente abbiamo presentato il nostro progetto e dopo i saluti ci siamo incamminate verso la città insieme alle professoresse. Eravamo molto stanche quindi ci siamo fermate a prendere qualcosa da bere e da mangiare in una piazzetta nel centro della città e dopodichè siamo tornate in albergo. Un' altra giornata è finita con una cena in compagnia, e la stanchezza si fa sentire.

Gheri Alice e Finocchiaro Irene

Diario quattordicesimo giorno - 6 Maggio

Anche l'ultimo giorno prima della partenza inizia con una sostanziosa colazione. Ci ritroviamo alle 9 con i professori della scuola...... che ci accompagnano con un pulmino all'azienda di filati Ormo.
Qui veniamo accolte dal responsabile della produzione e da altri due uomini, molto gentili che ci accompagneranno poi per tutta la visita. Inizialmente ci conducono in una depandance, dove l'azienda ospita i clienti, e da qui cominciamo il nostro giro.
Per prima cosa entriamo nell'area dove tengono i bumps, sorta di grandi di gomitoli di nastro che pesano 10 kili ciascuno, di vari materiali; i bumps possono essere di solo acrilico o misto. La prima fase è quella di tagliare il top in tow e dargli una piega che ritroviamo su tutti i tow, grazie ad una macchina interamente automatica. Qui il risultato può essere mischiato con altre fibre cardate per ottenere un aspetto più morbido e naturale. Le fibre vengono trasferite da una macchina ad una altra in modo automatico grazie a condotti di areazione, le fibre arrivano già oliate e antistaticizzate. L'alimentazione delle macchine è controllata da un laser poiché tutte le fibre devono avere il solito titolo. Il risultato è sempre il top. Quest'ultimo viene mescolato con altre fibre, poi vengono uniti e uniformati con la pettinatrice, eliminando così le fibre più corte. Si formano così i bumps misti e pronti per essere tinti. Vediamo nella stanza lotti di bumps identificati con foglietti colorati diversamente. La lunghezza di riferimento è di 17 cm. In seguito ci conducono in un'altra stanza dove effettuano i controlli qualità e guardano i difetti delle fibre. Veniamo portate in un'altra area ancora dove tingono direttamente i bumps, le matasse e dove fanno la stampa. Vediamo molte macchine che colorano le matasse da 400 a 600 gr. Invece la stampa avviene su filo continuo e il colorante viene fissato col calore. In seguito le matasse vengono lavate e asciugate per togliere il colorante in eccesso. Ogni 48 matasse colorate vengono effettuati dei controlli.
Dopo un altro giro ci hanno portato in un magazzino dove ogni zona aveva un numero e una lettera per riconoscere il lotto che deve essere usato. In un'altra zona abbiamo visto tantissime macchine per tingere in filo, tra cui gli armadi per le matasse. Le macchine che ci hanno colpito di più sono quelle che fanno le rocche. È stato interessantissimo vedere come si realizzano automaticamente e in tanti modi diversi. Abbiamo visto anche la realizzazione dei filati fantasia dai bouclè ai melange e così via.
La visita termina con la visione delle macchine che fabbricano i gomitoli pronti da spedire ai clienti.
Ci ha colpito in particolare la grandezza dello stabilimento produttivo e soprattutto le varie fasi di lavorazione, così varie e inaspettate e come sempre la gentilezza della gente del posto.

Il pranzo si è svolto in azienda e nel pomeriggio siamo tornate in albergo a preparare le valigie per il viaggio di ritorno.

Anna Turano e Teresa Parigi